Descrizione
Il Comune di Montecatini val di Cecina consta di 4 frazioni e di alcuni centri abitati, ognuno dei quali con la propria storia e le proprie tradizioni. Elemento che storicamente ha accomunato tutte queste realtà insediative è il rapporto con Volterra, centro di maggiore dimensione dell'intero areale vallivo ed, in anni recenti, soprattutto per le frazioni di Sassa e Querceto, ma in parte significativa anche per Ponteginori e Casino di Terra, Cecina,
Montecatini capoluogo
La prima attestazione scritta per Montecatini si ha nel 1099 in un atto che vede la presenza del vescovo di Volterra il quale conferma dei beni alla pieve di Sant'Eleuterio di Gabbreto e per indicare i confini di questi beni si fa riferimento ad "una quercia proppe Montecatrini".
Scarse sono le informazioni per i secoli XII e XIII mentre invece con il XIV secolo si assiste ad un considerevole potenziamento del centro che diventa castello, cioè insediamento fortificato cinto da mura, la cui proprietà appare nelle mani della famiglia di Bocchino Belforti, personaggio assai noti alle cronache trecentesche per la vita politica di Volterra. In questo periodo, seconda metà del secolo, Montecatini vede erigere la propria torre e la chiesa di San Biagio vescovo, che riporta la data del 1356 come anno di fondazione, che attrae il titolo di pievania con tutti i diritti, da quella, ormai diruta, di sant'Eleuterio da Gabbreto.
La tecnica edilizia adottata dalle maestranze che edificarono la chiesa, la torre e la cinta muraria, fu quella a filaretto: corsi di pietre ben sbozzate e regolarizzate, atte ad ottenere ricorsi omogenie e rettilinei, intervallate da una sottilissima fascia di malta cementizia. La tecnica a filaretto è quella in uso per tutto il periodo definito "romanico" e che trova attestazione fin dalla dine del secolo XI e si protrae per il secolo XII; come si vede a Montecatini la tecnica arrivò tardivamente, quando oramai era stata soppiantata da una tecnica nuova, che prevedeva l'uso misto di pietre e laterizi.
Il castello do Montecatini, una volta venuta meno al signoria dei Belforti in Volterra, perse di importanza e entrò nell'orbita della città a capo del contado e ne seguì le sorti fino al sacco volterrano, del 1472 con la capitolazione di Volterra per mano di Federico da Montefeltro, nell'annosa questione, sfociata in guerra, per il controllo dell'allume delle allumiere delle colline metallifere, delle quali Volterra affermava di avere i diritti di estrazione.
La storia moderna del castello non presenta elementi di particolare rilievo mentre invece la storia contemporanea è forse il momento di più grande importanza che questo castello della val di Cecina abbia avuto. Nel 1827 infatti, in seguito a notizie relative a sporadici affioramenti di rame nell'area di Caporciano, prossima al castello in direzione sud-ovest, venne aperta una miniera con tecniche estrattive all'avanguardia che nel torno di alcuni decenni la resero questa miniera la più ricca di rame del secolo XIX in Europa. Il rame di Montecatini veniva venduto in granuli prima a Livorno e poi a Londra. Qui, nel 1888, sorse la Società anonima delle miniere di Montecatini, più nota come "Montecatini" quel prodromo di industria che poi sarebbe diventato il colosso italiano della chimica e, a partire dal 1963, fuso con la Edison, sarebbe diventata la Montedison.
Querceto
Per antichità di attestazione Quercetro si pone tra le prime frazioni del Comune a comparire nella storia. Il 18 ottobre 1082 in un atto di cessione di bene che vede protagonista il vescovo di Volterra Pietro III si cita, tra i poderi dipendenti dalla pieve dei Santi Maria e Giovanni presso Sterza, Querceto (Quercito). All'epoca il centro era una villa, cioè un insediamento rurale, i cui abitanti afferivano al territorio parrocchiale della chiesa citata poco sopra ma già nel 1171, meno di un secolo dopo, il sito appare come castrum, ovvero castello e nella terminologia storica questo termine significa "centro fortificato, cinto da mura", da non confondere nella maniera più assoluta con il termine in uso oggi, che indica una residenza fortificata, abitata da una sola famiglia. Il castello medievale non è una residenza ma un insieme nutrito di edifici, circondati da mura e pertanto difesi da possibili attacchi dall'esterno. Il processo di incastellamento, cioè quel lento risalire di donne e uomini dalla campagne alle sommità dei colli, secondo una distribuzione demica che tutt'oggi caratterizza gran parte della Toscana e dell'Italia, prende avvio, per il comitato volterrano, dal secolo XI. Sulla promozione dell'incastellamento di Querceto, come anche di Canneto, Caselle, Sassa e Roveta, studi recenti (Querci in c.d.s.) hanno dimostrato come il monastero benedettino di San Pietro in Palazzuolo, presso Monteverdi Marittimo abbia avuto un ruolo determinante.
Le caratteristiche dell'abitato medievale di Querceto non sono note poiché nel corso dei secoli tutto è andato crollato, salvo la pieve dedicata a San Guiovanni, quella che attrasse il titolo di pievania da San Giovanni e santa Maria di Sterza nel secolo XII: A croce latina, con transetto e coro quadrangolare, la facciata si presenta con la tecnica a filaretto, perfettamente conservata e con la misura pubblica di lunghezza incisa a destra dell'ingresso. L'interno, restaurato nel 1971, durante il quale, dall'altare, è stata rinvenuta una croce pettorale lignea databile al secolo VIII con un Cristo di profonda espressività (oggi conservata presso il museo diocesano a Volterra) presenta gli austeri caratteri del romanico toscano. Si segnala, per pregevole fattezza, il capitello della semicolonna del transetto destro, che riporta 3 dei 4 simboli degli evangelisti. La storia di Querceto, a partire dal secolo XIII, ha seguito quella di Volterra nella lotta prima contro i vescovi cittadini, poi nella contrapposizione a Pisa e a Firenze. Il centro abitato ha sempre goduto di una certa floridezza abitativa apparendo tra i castelli più abitati nei secolo XIV e XV fino a diventare sede di capitaneria successivamente al sacco volterrano del 1472. La storia moderna e contemporanea, poco indagata, non pare metta in evidenza aspetti che ne inficino le vicende salvo il crollo delle strutture edili pertinenti al castello medievale. Nel 1911 il marchese Ginori - Lisci, affascinato dalla storia di questo che era un suo possedimento, decise di edificare ex novo una residenza che presentasse, nelle fattezze, le sembianze di un castello medievale e da allora si è soliti parlare di Querceto come "castello di..." mettendo in risalto, giustamente, gli aspetti storici e architettonici del centro abitato.
Sassa
A partire dal 1128 entra, tra i toponimi della val di Sterza, questo castello, anch'esso di fondazione monastica, al pari di Querceto e di altri. Il Monastero di Monteverdi, proprio nel 1128, in un atto vergato nella chiesa di Sant'Andrea presso Monteverdi, richiede ad Ansaldo del fu Pelato, la restituzione di tutti i beni che in precedenza il monastero aveva allivellato, cioè affittato, ai membri di questa famiglia e lo fa per il timore, alquanto fondato, di perderli in maniera definitiva. Tra i centri dei quali si richiede la restituzione figura Sassa. Il centro diventa incastellato, però, nei decenni successivi, con ogni verosimiglianza a partire dagli anni sessanta del secolo XII. Come per Querceto, anche per Sassa è difficile ricostruire l'aspetto architettonico originario a motivo del fatto che nella seconda metà del secolo XV, tra il 1420 ed i 1460 circa, il castello andò abbandonato e gli edifici crollarono quasi totalmente. Il castello doveva essere di piccole dimensioni, oltre alla chiesa, in stile romanico priva di campanile, sono attestate alcune case torri e una risega di fondazione, forse pertinente al circuito murario ascrivibile al pieno XII secolo. Durante il secolo XIII numerosi sono gli atti di sottomissione al Comune volterrano, Le notizie relative al secolo XIV sono scarse; Sassa inviò un gruppo di soldati a Volterra per aiutare quella città a difendersi dagli attacchi pisani. Al 1361 si data il trasferimento del titolo di pievania dalla chiesa dei Santi Giovanni e Quirico di Caselle alla chiesa del castello, fino ad allora intitolata a san Nicola e da adesso attestata con il nome di San Martino. Il secolo XV è quello, come detto, dell'abbandono. Con la fine del secolo, tuttavia, il centro abitato tornò a contare pochi abitanti, per diretto interesse del Comune di Volterra, a motivo che Sassa era l'ultimo avamposto territoriale di Volterra, a confine con quello di Massa Marittima, e quindi Siena, un po' come è oggi, poiché il suo territorio confina con la diocesi di Massa Marittima e con il Comune di Monteverdi. Alla fine del secolo XV, dopo il sacco volterrano del 1472, i Medici posero mano alla riorganizzazione dell'intero contado volterrano depotenziando oltremodo la funzione amministrativa di Volterra. Con ogni verosimiglianza è da ascrivere a questo momento l'edificazione del possente torrione posto sul secondo sperone roccioso affiorante più altro del paese (l'altro, più alto, è occupato dalla chiesa pievania di San Martino). La storia moderna e contemporanea del castello non annota eventi di grande importanza salvo un aumento sensibile degli edifici abitativi, posti tutto intorno alla torre e datati tra il 1764 ed il 1791, anno dello smantellamento dei piani alti della torre a motivo delle loro precarie condizioni e salvo l'edificazione della chiesa del Santissimo Redentore, la cui parete terminale è abbellita da un affresco in stile neoclassico. Il secolo più vivace per Sassa è stato il XIX; ad un costante aumento di popolazione fece seguito un ulteriore, l'ultimo, ampliamento architettonico: si ampliò la chiesa parrocchiale, e vennero occupati tutti gli spazi vuoto per edificare abitazioni, caratterizzate da mattoni di spessore ragguardevole e da un intonaco giallastro, inconfondibile.